domenica 10 luglio 2016

UNO SCRITTORE AL MESE: Giuseppe Pontiggia

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GIUSEPPE PONTIGGIA (Como 1934-Milano 2003) è stato uno scrittore lombardo di grande eleganza e acutezza. Una scrittura per ‘arte di levare’. Levare il superfluo per lasciare solo la parola nella sua estrema chiarezza e lucidità. Ma il racconto  così apparentemente lineare della realtà non semplifica il mondo, ma lo mostra nella sua ambiguità e ipocrisia.

Non si può non apprezzare la sua acutezza, anche se in alcuni testi mi è parso troppo cerebrale e freddo. Non così nel romanzo Nati due volte, molto emozionante (anche se l’autore mantiene sempre il controllo razionale, pur nella sofferenza così autobiografica).

Da notare anche la propensione dell’autore all’autocorrezione, alla riscrittura dei propri testi, all’interminabile opera di revisione: segno di ansia di perfezione, ma anche di grande umiltà.

HO LETTO

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La morte in banca e altri racconti (1952)

Opera prima di Pontiggia, non ancora ventenne. L’ingresso nel mondo del lavoro diventa una discesa agli inferi, una morte. Un anticipo della letteratura del boom economico.

Straordinari nella loro fulmineità i racconti.

Il giocatore invisibile

(1978)

C’è un anonimo che denuncia una disattenzione etimologica del Professore: la sua etimologia del termine ipocrita è scorretta. Chi ha scritto questo pungente articolo? Perché odia così tanto il professore?

Il raggio d’ombra (1983)

Chi è davvero Losi? Il comunista che sfugge ai regime o una spia fascista? E per quale motivo agisce così? E quali conseguenze può avere la paura di Mariano su tutta la vicenda? Tante domande, nessuna risposta

Nati due volte (2000)

Un romanzo coraggioso anche perché autobiografico. Certo Paolo, il ragazzino disabile protagonista del romanzo, non corrisponde del tutto al profilo del figlio di Pontiggia, né il protagonista è solo una proiezione dell’autore. Ma trasfigurare è il modo migliore per capire!

 

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