mercoledì 15 giugno 2016

UNO SCRITTORE AL MESE: Pino Roveredo

PINO ROVEREDO

Lo scrittore delle rose

Il maggio scorso sul mio balcone sono nate le rose: fiori sulle spine, fiori dalle spine. Pino Roveredo è così: un uomo rinato che non ha voluto scordare il suo passato, ma ha avuto il coraggio di raccontarlo: il riscatto è possibile! Ne sono convinta anche io.

Nella sua scrittura, non si può non apprezzare la scontrosa grazia di uno scrittore triestino: i contrasti si accendono, le personificazioni dei sentimenti esternano quello che di solito sta dentro, le metafore spezzano l’armonia per frammentare il discorso narrativo, così come è la vita ad essere frammentata.

Chi è Pino Roveredo

Nato a Trieste nel 1954, figlio di un calzolaio sordomuto, Pino Roveredo ha vissuto infanzia e giovinezza al margine: alcoolista, è finito in carcere e in manicomio. Oggi è una persona nuova: operatore di strada, scrittore e giornalista, fa parte di varie organizzazioni che operano in favore delle categorie disagiate. Perché il Pino trentaseienne distrutto dall’alcoolismo e prigioniero del suo passato, guardando negli occhi il suo terzogenito, ha deciso di cambiare, di fare quella capriola di cui Pino stesso parla nel suo Capriole in salita.  Ed ora il Pino sessantenne dedica ogni sua energia a ridare agli ultimi (i tossicodipendenti, i malati psichiatrici, i carcerati) la speranza che cambiare si deve, perché si può.

Ti consiglio di leggere

 

 

 

 

 

Il primo libro di Pino Roveredo è un’autobiografia di una vita difficile, perduta e poi ritrovata, con una faticose, quasi impossibili Capriole in salita (1996)

 

Con Ballando con Cecilia (2000), Roveredo entra nell’Ospedale Psichiatrico di Trieste. L’io narrante è un giovane volontario, che entra nel ricovero per i malati pieno di ideali e di speranze. La sua vicenda è l’occasione per raccontare la vicenda dei ricoverati. E sempre più prende forma il personaggio di Cecilia, novantenne ricoverata da sessant’anni, a cui il giovane volontario racconta, nella danza, tutto quanto è cambiato dagli anni Quaranta ad oggi. Il ballo finale è un’occasione per far rinascere, anche solo per un attimo, giovani donne e uomini rinchiusi nei ricoverati.

 

Il libro più famoso di Roveredo è una raccolta di racconti, Mandami a dire (2004), con il quale l’autore ha vinto il Premio Campiello. Come dice la mia amica Stefania, un libro struggente. Da leggere e rileggere il racconto 100! 120! 140!: non si può non piangere. Ho amato moltissimo anche L’uomo dei coperchi: l’amore operaio per il proprio lavoro, la dedizione e la ricerca del senso della vita nei piccoli gesti quotidiani.

 

Attenti alle rose (2009)! È un monito per gli uomini: le donne sono rose, vanno curate altrimenti rischiano di appassire. Sergio, abbandonato dalla moglie, scopre intorno a sé donne straordinarie di cui mai si era accorto. Riflettendo sulla loro forza, la loro bellezza, la loro fragilità, pian piano matura nella propria consapevolezza ed ora è davvero pronto per amare 

 

 

 

 

Bellissimo il ritratto del padre in Mio padre votava Berlinguer (2012): pieno di rimpianti per quanto non detto, di stima per un uomo che è stato coerente con le sue idee, di amore di un figlio (non modello) per un padre (amato e odiato in vita, ripensato con nostalgia ora che è morto).

Leggerò

·                     Una risata piena di finestre, LINT, Trieste, 1997

·                     La città dei cancelli, LINT, Trieste, 1998

·                     La bela vita, LINT, Trieste, 1998

·                     Cara Trieste, Il Piccolo, Trieste, 2004

·                     Mandami a dire, Bompiani, Trieste, 2005

·                     Andar per fodere/Un giro tra le pieghe di Trieste, Trieste, 2006

·                     Caracreatura, Bompiani, Milano, 2007

·                     La melodia del corvo, Bompiani, Milano, 2010

·                     Mastica e sputa, Bompiani, Milano, 2016

 

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