lunedì 13 giugno 2016

Zerocalcare, Dimentica il mio nome

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PRIMA DI LEGGERE
Non conosco il mondo dei fumetti e confesso di aver sempre guardato ai baloons con una certa superficialità. La lettura di Maus di Art Spiegelman, a gennaio, poi di Kobane calling di Zerocalcare mi ha fatto cambiare idea. Mi sono messa a leggere in modo più libero Dimentica il mio nome: mi è piaciuto moltissimo
IL FUMETTO
Una situazione normale: la cara nonna muore, c’è un lutto da elaborare per il giovane fumettista Zerocalcare. La ricerca di un anello che la nonna  vuole portare con sé nella tomba segna l’inizio dell’avventurosa scoperta del passato della famiglia.
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Ma, sotto il gioco del thriller, si nasconde qualcosa d’altro: un giovane che diventa un uomo deve affrontare e superare paure infantili, mostri terribili. Le sue certezze di un tempo perdono la loro solidità: la madre rivela nuove sfaccettature (insieme ad un’altra identità), l’orsacchiotto Pisolone diventa una grizzly che vorrebbe impedire al ragazzo di diventare uomo.
La profezia della nonna, però, si compie: non morirà fino a quando il nipote non diventerà un uomo. È la lotta con Pisolone-grizzly, a cui Zerocalcare non si sottrare, il rito iniziatico atteso dalle prime tavole del fumetto.
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LE COPERTINE
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Straordinaria copertina: la nonna ancora bambina fugge insieme a nipote Zerocalcare dai mostri dell’infanzia che incombono sulla strana coppia.
Copertina più didascalica: i personaggi della vicenda ci guardano proiettati su un cielo azzurro. Gli sguardi sono inquietanti, ma troppo sottintesa resta la paura, nonché il tema del passaggio dall’infanzia all’età adulta, fondamentale nel fumetto.




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