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PRIMA DI LEGGERE
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Non conosco il mondo dei fumetti e
confesso di aver sempre guardato ai baloons con una certa superficialità. La
lettura di Maus di Art Spiegelman, a gennaio, poi di Kobane calling
di Zerocalcare mi ha fatto cambiare idea. Mi sono messa a leggere in modo più
libero Dimentica il mio nome: mi è piaciuto moltissimo
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IL FUMETTO
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Una situazione normale: la cara nonna muore,
c’è un lutto da elaborare per il giovane fumettista Zerocalcare. La ricerca
di un anello che la nonna vuole portare con sé nella tomba segna l’inizio
dell’avventurosa scoperta del passato della famiglia.
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Ma, sotto il gioco del thriller, si
nasconde qualcosa d’altro: un giovane che diventa un uomo deve affrontare e
superare paure infantili, mostri terribili. Le sue certezze di un tempo
perdono la loro solidità: la madre rivela nuove sfaccettature (insieme ad un’altra
identità), l’orsacchiotto Pisolone diventa una grizzly che vorrebbe impedire
al ragazzo di diventare uomo.
La profezia della nonna, però, si
compie: non morirà fino a quando il nipote non diventerà un uomo. È la lotta
con Pisolone-grizzly, a cui Zerocalcare non si sottrare, il rito iniziatico
atteso dalle prime tavole del fumetto.
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LE COPERTINE
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Straordinaria copertina: la nonna ancora
bambina fugge insieme a nipote Zerocalcare dai mostri dell’infanzia che incombono
sulla strana coppia.
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Copertina più didascalica: i personaggi
della vicenda ci guardano proiettati su un cielo azzurro. Gli sguardi sono
inquietanti, ma troppo sottintesa resta la paura, nonché il tema del
passaggio dall’infanzia all’età adulta, fondamentale nel fumetto.
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Copertine a confronto
lunedì 13 giugno 2016
Zerocalcare, Dimentica il mio nome
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